PERCHE’ IL NUTRISCORE NON VA BENE?

Perché mette il semaforo ai singoli prodotti

Il semaforo dovrebbe essere applicato a una dieta, non a un singolo alimento.

La dieta ci suggerisce un apporto calorico di un tot di calorie giornaliere – per semplificare diremmo 2000 – di cui il 15 % dovrebbe pervenire da grassi, meglio se insaturi. Sapendo che i grassi danno 9 calorie per grammo, la quantità giornaliera è piccola –  facendo un calcolo approssimativo si arriva a 33 grammi di grasso da distribuire in dolci ( la brioche del mattino già soddisfa il fabbisogno giornaliero di grassi in una dieta equilibrata) , grassi contenuti nelle carni e negli altri alimenti, condimenti a pranzo e cena e quant’altro. L’olio di oliva extra vergine è quasi  100% costituito da  trigliceridi – acidi grassi + glicerolo – (non considerando i micronutrienti quali vitamine e polifenoli).

Nella tabella a semaforo il colore attribuito è il rosso, sinonimo  di ALT.

Chi non conosce la Nutrizione, va al mercato e compra solo i prodotti con semaforo verde.

È un po’ quello che facciamo quando andiamo a comprare un frigorifero o una lavatrice: ci sono  tacche con i colori del semaforo che classificano l’elettrodomestico in base ai consumi. Facile: basta comprare la classe A.

Non funziona così con il cibo.

Volete sapere quali compagnie hanno aderito al Nutriscore? E quali sono i prodotti col semaforo verde?

( fonte https://ilfattoalimentare.it/nutri-score)

  PepsiCo ha reso noto di aver deciso di adottare il Nutri-Score. Il logo comparirà progressivamente sulle etichette dei prodotti dei marchi della multinazionale già a partire da quest’anno, a partire dai gazpacho Alvalle, le patatine Lay’s, gli snack Bénénuts e i prodotti per la colazione Quaker Oats. Entro la fine del 2021, il Nutri-Score sarà presente su 350 referenze dei marchi PepsiCo venduti sul mercato francese

Il rischio è trovare prodotti confezionati – surgelati e non – pieni di additivi di ogni tipo – conservanti, coloranti , aromi – ma con un apporto di macro-nutrienti (carboidrati, grassi e proteine ) che soddisfa  le tabelle L.A.R.N., cioè  Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti redatta dalla  Società Italliana di Nutrizione Umana. Cioè prodotti elaborati in maniera tale che il loro apporto calorico venga per il 60% da carboidrati, il 25% da proteine, il 15% da grassi., secondo i dettami della nostrissima Dieta Mediterranea.

Niente ci viene detto dell’origine e della qualità di tali nutrienti: polli in batteria? Bovini gonfiati con ormoni? Grano geneticamente modificato? Vegetali coltivati con pesticidi?

Non ne siamo sicuri, come facciamo a saperlo?  Ah, già, potrebbe esserci scritto “biologico”. Potrebbe.

Insomma, secondo me è davvero facile auto-ingannarci col semaforo verde. E’ facile ingannare gli Italiani, figuriamoci gli altri Europei che trovano il semaforo rosso sull’ olio extra vergine di oliva o sul Parmigiano.

Quello che voglio dire è che il semaforo ognuno dovrebbero farselo da se’, o con l’aiuto di un nutrizionista  se ce ne fosse bisogno. Siamo noi che dobbiamo sapere se e quando fermarci a un semaforo, se attraversare con attenzione – cioè, ad esempio,  comprare e usare l’olio extra vergine di oliva con dovizia, ma usarlo – .

Qual è il rimedio?
Studiare la Nutrizione.
Studiarla a scuola.
Da subito, da quando abbiamo sei anni.

La nutrizione, l’educazione alimentare, la cultura del cibo non servono soltanto a capire i “semafori” sulle etichette. Servono semplicemente e universalmente alla vita di tutti i giorni.

E’ necessario introdurre queste materie nella scuola dell’obbligo, a partire dalla prima elementare con programmi adeguati all’età.

La riforma denominata Buona Scuola non  l’ha fatto.

Forse …forse…il “dopo fase 2” , quando si ricomincerà a ristrutturare questo Paese, non sarebbe male cominciare proprio dalla scuola.

Marcella Ansaldo