Riprendo il “trattato filosofico” – cominciato qui:
https://gigliocooking.blogspot.com/2019/12/il-bello-della-fatica.html
con un’altra equazione, stavolta con l’incognita.
L’incognita è la particella, la linea collante , il “trait d’union”, tra le parole: studio e tecnica
Lo studio è la l’osservazione e la ricercala tecnica è l’elaborazione di un’applicazione (non necessariamente una app)ma, c’è qualcosa tra loroqualcosa che è talmente improvviso che, secondo me, più che appartenere alla sfera razionale, appartiene a quella emozionale. Anche perché quando arriva ci dà emozione. È l’idea.
Non si può dire: ho pensato un’idea. L’idea arriva e basta. Non si sa da dove nasce ma ci indica la destinazione; ci dice dove dobbiamo andare. Il percorso da fare è l’elaborazione della tecnica per arrivarci, arrivare cioè all’ oggetto della nostra idea.A questo punto abbiamo una ternastudio idea tecnicaSiamo sicuri?Ma quante idee possono nascere dopo aver fatto uno studio?E dal tante idee (o destinazioni) diverse, quanti diversi percorsi partono?
Faccio un esempio. Faccio l’esempio del formaggio, ma l’equazione è applicabile alle automobili, alle bibite, alle bambole parlanti o quant’altro venga in mente
– Studio del il latte, i fermenti, la chimica del formaggio
– Idee:
“voglio ottenere lo stracchino”
“voglio ottenere la mozzarella”
“voglio ottenere un formaggio che ancora non esiste”
– Elaborazione della tecnica per arrivare al conseguimento dell’idea o delle idee.
Ma quanti lavori diversi occorrono? Quanti percorsi?
Qui comincia il Bello della Fatica, che è una delle cose più belle della vita: la varietà, la curiosità, la conoscenza, la realizzazione.
La globalizzazione ci sta facendo perdere tutto quello che conoscevamo, in ogni campo del sapere umano.So bene che nel mondo ci sono più Mc Drive (ma non è assurdo che per servire un hamburger striminzito sia necessario un impianto del genere? E che per mangiarlo noi pretendiamo di andarci in auto?) che Ragazze del Mais,(http://gigliocooking.blogspot.com/2019/12/la-ragazza-del-mais.html ) ma io continuo a seguire il mio sogno.
In Canada il Governo e le Università hanno da anni chiesto scusa a coloro che lì vengono chiamati First Nations, i Nativi d’ America. Non solo per averli massacrati, ma per aver aver annientato le loro culture, tradizioni, formule mediche. Adesso il mondo è privo di tali competenze. Il Governo e le Università hanno istituito sezioni di ricerca per ritrovare, assieme ai discendenti, ciò che era andato perduto, persino rimedi contro i tumori.
Finisco qui il mio “trattato di filosofia”, che vuole essere soprattutto un augurio per il Nuovo Anno: ritrovarci capaci di curiosità, studio, interesse; il mettere in pratica la miriade di scintille che illuminano la nostra mente – gli Italiani sono creativi, è risaputo – , non farci prendere dallo sconforto e ritrovare l’entusiasmo di ottenere una vita migliore per TUTTI su questo pianeta.



